Ciao a tutti!
Nella mia breve carriera da ukulelista ho avuto vari passaggi di strumento: da un Mahalo soprano da 25€ ho preso un GEWA tenore dal suono tremendo. Venduto il GEWA mi sono preso un Fender in mogano: gran suono, ma molti problemi tecnici. Alla fiera dell’ukulele mi sono comprato un fantastico Kala travel amplificato: suono spettacolare, migliore di molti modelli ben più costosi, ed un manico dalla comodità disarmante.
Giunto al punto di dover arrangiare brani di Yann Tiersen con un mio amico pianista (posterò qualche video appena avrò tempo ), mi sono reso conto che il Kala era assai limitato perché il colore delle “note singole” non era proprio il top.
Ed ecco la grave decisione: voglio uno strumento di serie A.
Girovagando per la rete ho visto milioni di ukulele ultra costosi, tra i quali il “Kamaka HF3”, che ero sul punto di comprare.
Mi viene un dubbio. i prezzi sono mostruosi e a questi vanno aggiunte le tasse, le spese di spedizione, la dogana e chissà che altro. Arriverà poi tutto di un pezzo?!
Vado da un liutaio che mi è stato consigliato da amici con in mano la foto dell’HF3, chiedendo se poteva farmene uno uguale e a che prezzo. Primo commento: “ma che è ‘sto legnaccio?”
Più avanti scoprirò che quel liutaio ha costruito strumenti dalla bellezza e dal suono allucinante (si parla di violini tra i 6000 e gli 8000 euro, oltre a molti altri strumenti).
Giacomo, il liutaio, non ricorda di aver mai costruito un ukulele, se non forse un soprano in passato. Incuriosito dalla sfida, prende le misure del mio Kala e dopo qualche giorno tira fuori un progetto. (che subirà varie modifiche, per lo piu interne)
Sono gasato come un barattolo di cetriolini col botulino. Quando mi fa vedere i legni che avrebbe usato, non credevo ai miei occhi. Blocchetti di abete rosso e acero fiammato che se picchiettati vibravano più della cassa armonica del Kala.
Per il “back” Giacomo alla fine ha sfruttato una tavola molto stagionata, un tempo destinata ad una “viola d’amore”.
Fasce in acero fiammato di qualità degna del back.
Quando la cassa è chiusa mi commuovo. È qualcosa di stupendo. Le fasce e il back con il loro disegno a spina di pesce sono eccezionali e la tavola armonica è di legno così pregiato da avere dei riflessi a “tartufo”, come li chiamo io. Se mandato in risonanza poggiando un diapason sulla tavola armonica, ha il volume di una viola da 8000€. Se poggiato sul back, anche di piu. Data la diversa struttura della cassa dei due strumenti non è un paragone utile a nulla, ma già sapevo che quando sarebbe stato finito lo avrei suonato fino a spellarmi le dita. (come è stato)
Per i filetti della cassa (alcuni li chiamano binding) ha utilizzato delle strisce di pero, unite a dei filetti bianchi e neri tipicamente usati nei violini. La rosetta è stata fatta su misura piegando filetti da violino. Tutto ciò che non è metallo è stato fatto da zero. (sotto, le manone gentili di Giacomo )
Per il manico ha optato per una soluzione a tre pezzi, per una migliore rigidità ed una migliore conduzione del suono (stranezze tecniche su cui non metto bocca).
Tastiera in ebano, fret belli grossi come piacciono a me. Ponte in ebano disegnato appositamente per questo strumento, con un taglio piuttosto rinascimentale!
è inverno e la vernice ci mette un secolo ad asciugare… per non parlare della colla. Ogni giorno la mia voglia di uccidere per accelerare i tempi aumenta, ma non ci posso fare nulla. Attendo pazientemente, attendo, impreco, attendo ancora, impreco con più convinzione. è pronto.
Purtroppo le foto da forum non rendono bene… se volete vederle a 10 megapixel, ve le posso inviare ^_^
Le chiazze scure sono le ombre delle foglie
Alcuni di voi già saranno in procinto di scrivere “ma perchè diavolo hai messo i bottoni per la tracolla?!”
Ho suonato il basso per 12 anni… senza tracolla proprio non mi ci ritrovo. Poi vi dirò, certe canzoni sono oggettivamente difficili senza tracolla: tipo Dragon di Jake. Lo stesso Jake poi usa spesso una di quelle squallide tracolle da attaccare la buco, che se strattonate rischiano di intaccare la tavole armonica. Io ho scelto per una sincera tracolla a 2 punti (come Aldrine Guerrero)
Sotto, il grazioso intarzio del giglio fiorentino intagliato a mano. Un’ukulele rinascimentale in tutto e per tutto!!
Veniamo al suono.
Quando l’ho imbracciato per la prima volta stavo schiumando come una muta di cani con la rabbia, tanto ero eccitato. Vado di strum ed ha un suono chiuso e squallido. Mi volto verso il liutaio con un’espressione omicida e lui mi spiega che questi legni devono “aprirsi”. Uno stumento “vero” inizia a suonare bene dopo un periodo di “smazzatura” che può durare anche diversi mesi e deve essere suonato regolarmente, sennò tende a richiudersi di nuovo.
Continuo a suonare ed il timbro, il volume, il colore migliorano di minuto in minuto. Dopo venti minuti di Shimabukuro, sembra un altro strumento. Giacomo mi fa l’occhilino.
Pago l’ultima rata della commissione col sorriso stampato in faccia e me ne torno a casa ultra contento.
Non ha un suono paragonabile ad un qualunque ukulele che potete sentire sul tubo. Ha un timbro tutto suo e delle armoniche molto curiose. Le note pizzicate singolarmente non fanno “pimmm”, ma “paaauuummmm”
Temo che finchè non posterò qualche rec non saprò spiegarmi…
Non posso dirvi quanto l’ho pagato perché ho ricevuto un prezzo di favore, ma se l’avessi pagato a prezzo pieno sarei comunque rimasto in linea con un qualunque strumento di alta fascia. (se non meno)
Dramma: l’amplificazione.
Giacomo ha quasi le lacrime agli occhi quando gli porto un LR Baggs five.o . Mi dice che il piezo rovinerà sicuramente il suono, ma purtroppo devo suonare live ed il piezo serve. Convinto di aver montato uno dei migliori sistemi in commercio, vado a riprendere l’ukulele dopo il montaggio e mi viene voglia di morire.
Il suono da elettrico è bello, ma acustico è semplicemente devastato. Tutte quelle splendide armoniche sono svanite nel nulla ed ora sembra uno strumento come tutti gli altri. (comunque di serie A, ma non più speciale)
Continuo a suonarlo per un mese e la “smazzatura” porta miglioramenti, ma suonare in quel modo è come fare una pomiciata con la tuta da palombaro. Se non l’avessi sentito prima senza piezo, probabilmente non avrei avuto nulla da optare. Però ormai avevo suonato la perfezione e la volevo indietro!
All’emporio musicale senese provo disperato uno Schertler Basik. Amore a prima vista. Provo anche un microfono esterno da chitarra dal prezzo fuori da ogni logica, ma non è a quel livello. Suono caldo, belle armoniche ed il timbro si può variare in base a dove si attacca in “microfono”. Quella strana colla verde poi si toglie molto facilmente e fa il suo lavoro!!
Attualmente il buco del piezo è stato richiuso con un “tappo” di palissando sul quale è stato avvitato il bottone della tracolla. (si vede appena un bordo piu scuro attorno al bottone, sembra fatto apposta!)
Quando ho detto a Giacomo di togliere il piezo, è stato più contento di me.
Per un liutaio ogni strumento è un figlio… e quando un figlio esce di casa in cerca di avventure è sempre un dispiacere. Per fortuna non gli dispiace che questo “figlio” sia in mano mia.
Spero che questo racconto vi sia piaciuto ^_^
Luca.
bellissimo luca, commovente! ma la curiosità è aumentata per sentirne il suono! complimenti a giacomo per lo splendido strumento , colori e rifiniture. bravissimo! dato che è il primo ukulele
attendiamo video
Me lo sono letto tutto d’un fiato e che dire… da come lo descrivi sembra uno strumento eccezionale!
Attendo qualche clip audio anche se già so che apprezzarlo come si deve bisognerebbe ascoltarlo dal vivo.
PS: Per l’amplificazione vai tranquillo con L.R.Baggs The Venue. È la migliore, fidati.
Eccovi due REC!!
La prima è “blue roses falling”, registrata con microfono da studio “LD D1013CUSB” a 3 metri dall’ukulele (sennò satura, ha il gain fisso). Nessun effetto o correzione della traccia.
http://www.youtube.com/watch?v=M-ryGGlPgR4&feature=youtu.be
La seconda è un mio arrangiamento di “forbidden colours” di David Sylvian e Sakamoto. Registrata con transduttore “Schertler Basik” su ampificatore “Jam 90”. Ripresa con microfono da studio “LD D1013CUSB” a mezzo metro dall’amplificatore. Nessun effetto o correzione della traccia. (solo equalizzato dall’ampli)
http://www.youtube.com/watch?v=vV8dvQHwOoU&feature=youtu.be
Non sono un pro-player e nell’esecuzione ci sono diverse magagne… abbiate pazienza
grazie JT, appena ne avrò l’occasione sperimenterò volentieri “the venue”!
wow
Bella la storia e fantastico lo strumento.
Devo dire che sei stato proprio bravo a raccontare e ancora di più a suonare.
Complimenti, per tutto
Mamma mia che bellezza. E’ inutile gli strumenti di liuteria sono sempre un altro mondo.
Troppo gentili
Se potrò venire ad uno dei prossimi meeting ukulelosi ve lo farò provare volentieri