Antonio,
d’accordissimo. Per quanto io abbia studiato (e l’ho fatto parecchio … mi ci sono messo “seriamente” negli ultimi 4-5 anni, ma in realtà ho cominciato con l’home recording 25 anni fa (sic!!), con Cubase che girava su Atari, per dirti …) alla fine conta diventare “musicisti”. Hai ragione da vendere. Il che vuol dire tante cose, secondo me: approfondire uno strumento, approcciarne altri, ma anche raffinare i propri gusti musicali, ascoltare molto, suonare e collaborare con altri, tentare di scrivere cose proprie. E anche, in tutto questo, capire un po’ gli aspetti tecnici legati alla registrazione e al mixaggio. Anche questo fa parte della esperienza musicale “complessiva”. Secondo me, se uno è appassionato di musica, dovrebbe cercare di portare avanti tutte queste cose, magari con priorità diverse a seconda delle proprie predisposizioni. Certo, tirare fuori il meglio dallo strumento è una delle cose più importanti, sono molto d’accordo. Anche perché ti fa capire meglio la musica nel suo insieme. Però a mio modo di vedere, per quanto importante, la sola padronanza dello strumento non basta. Per esempio conosco strumentisti favolosi che non sanno suonare in gruppo, perché non l’hanno mai fatto o l’hanno fatto troppo poco. Oppure musicisti molto bravi ma con la mentalità chiusa, incapaci di riconoscere la bellezza di tanti generi diversi, poco curiosi, perché hanno ascoltato poco, o magari solo “sentito” e non veramente “ascoltato”. O, ancora, favolosi strumentisti che però non sono capaci di scrivere neanche uno straccio di pezzo originale, o non sono interessati a farlo. Sono solo esempi, per dire che, secondo me, l’esperienza musicale dovrebbe essere fatta di tante cose diverse, e se ti concentri solo su una e basta, rischi di non diventare il musicista che potresti essere, o comunque ti perdi qualcosa di importante o utile. Tra tutte queste cose, io personalmente trovo la registrazione e il mixaggio cose interessanti, che mi hanno migliorato anche come musicista – per esempio, nel mio caso, mi hanno insegnato ad apprezzare la semplicità, il “poco ma buono”, l’essenzialità – e anche questo è dovuto il mio avvicinamento all’ukulele come strumento – le cose sono tutte collegate … poi è chiaro che a volte ci si fa prendere troppo, e perdo due ore a fare l’equalizzazione di uno strumento quando invece dovrei pensare a suonarlo meglio o a registrare qualcos’altro ….